Dibattito. La scienza non può più negare l'esistenza di Dio
Fonte dell’articolo Arcidiocesi Bari Bitonto
Dibattito. La scienza non può più negare l’esistenza di Dio
A volte per capire il senso di una storia, la radice di una ricerca, bisogna partire dalla fine. Nel nostro caso dall’ultima frase della pagina conclusiva di un libro, una parafrasi di san Paolo all’Areopago di Atene così come raccontato negli Atti degli apostoli: Dio ha creato l’essere umano perché lo cerchi. Ed è un viaggio iniziato all’alba del mondo, destinato a non finire mai. Un itinerario giocato sul filo dell’orgoglio dell’uomo e sulla sua presunzione di poter catturare con le proprie sole forze il mistero. Si pensi a quella che in certi periodi è parsa una vera guerra tra fede e ragione, all’indisponibilità da parte della scienza di riconoscere la possibilità di qualcosa o qualcuno che la oltrepassasse, impossibile da recintare. Per secoli le acquisizioni, soprattutto nel campo della fisica e della matematica, sono state orientate in un’unica direzione, cioè la capacità, comunque la possibilità, di spiegare l’universo senza la necessità di un Dio creatore.
Però il pendolo della storia ha cambiato orientamento, mettendo in fila, a partire dalla prima metà del XX secolo, scoperte che hanno avvalorato con forza l’ipotesi dell’esistenza di una causa intelligente originaria. A queste ricerche, e quindi alla possibilità di arrivare a Dio attraverso la ragione, è dedicato il libro cui si accennava all’inizio: Dio. La scienza, le prove. L’alba di una rivoluzione (Edizioni Sonda, 612 pagine, euro 24,90), saggio bestseller internazionale di cui sono autori l’ingegnere informatico Michel-Yves Bolloré docente all’Université Paris-Dauphine e l’imprenditore Olivier Bonnassies diplomato all’École Polytecnique di Parigi e laureato in teologia all’Institute Catholique, sempre della capitale francese. «Questo libro – spiega Bonnassies, 58 anni il prossimo 16 settembre – è un’indagine pensata per rispondere a un’unica domanda: “Esiste un Dio Creatore?”. E da un solo punto di vista, la razionalità. Per farlo mettiamo a disposizione del lettore, giudice di questa inchiesta, una dozzina di dossier tematici indipendenti per offrire un quadro il più possibile completo sull’argomento».
Il volume, come spesso succede, nasce dall’incontro tra due profili differenti. «Nel 2013 – commenta Bonnassies – ho pubblicato il video “Démonstration de l’existence de Dieu et raison de croire chrétienne” (Dimostrazione dell’esistenza di Dio e ragioni cristiane per credere) che ha avuto 1,8 milioni di visualizzazioni, in cui descrivo le ragioni razionali che mi hanno portato a diventare credente quando ero giovane. Michel-Yves Bolloré è stato uno dei primi a guardarlo. Mi ha contattato dicendomi che era molto buono ma che si poteva fare di più, perché aveva studiato il tema per 30 anni ed era convinto che il grande pubblico non sapesse quanto le cose fossero cambiate grazie alla svolta avuta dalla ricerca scientifica. Il libro è nato così».
E dire che fino a vent’anni Bonnassies è stato ateo. «Ho studiato scienze e ho frequentato l’École Polytechnique, dove ho creato la mia prima azienda. Con il mio partner abbiamo iniziato a divertirci, a guadagnare soldi, ad avere “successo”, ma presto mi sono reso conto che queste cose non mi davano la felicità. Ho cominciato a farmi domande sul senso della vita: da dove veniamo? Dove andiamo? Qual è il significato? Ero convinto che non ci fossero risposte, perché altrimenti tutti le avrebbero trovate e me lo avrebbero rivelate, così ho iniziato a cercare, ma senza molte speranze. Per caso mi sono imbattuto in alcuni libri che sostenevano l’esistenza di forti ragioni razionali per credere in Dio e in Gesù, e sono rimasto sorpreso nello scoprire che queste motivazioni erano estremamente solide se si era disposti a indagare. Oggi sono felice di vedere che la stessa sorpresa è stata condivisa dai lettori del libro».
Il volume mostra come, storicamente, le conquiste scientifiche siano sembrate allontanare sempre più l’uomo dall’idea di Dio. Negli ultimi decenni questo atteggiamento si è invertito. «Per quattro secoli, da Copernico a Freud, passando per Galileo, Newton, Laplace e Darwin, la scienza è sembrata in grado di spiegare sempre più cose senza bisogno dell’ipotesi di Dio. Marx e Freud, che si dichiaravano scienziati, cercarono persino di far credere che la religione fosse tossica, “l’oppio dei popoli”. Tutto questo ha generato una corrente materialista e scientista che ha dominato il XIX e il XX secolo. Le cose sono cambiate con la scoperta della termodinamica, che dimostra che l’universo si sta logorando e dirigendo verso una morte termica. L’universo ha quindi avuto un inizio. E questa scoperta, successivamente confermata da molti altri approcci razionali, ha implicazioni immense perché, se c’è un inizio, c’è un Dio».
Alla base di questo cambiamento di prospettiva ci sono alcune conquiste scientifiche fondamentali. «Tre cose: in primo luogo, ora sappiamo con certezza che l’universo è composto da tempo, spazio e materia indissolubilmente legati; in secondo luogo, che sicuramente ha avuto un inizio assoluto; e in terzo luogo, che è straordinariamente regolato in tutti i suoi aspetti per consentire la vita complessa. Queste tre scoperte hanno enormi implicazioni, perché se il tempo, lo spazio e la materia, intimamente legati, hanno avuto un inizio, è perché la causa all’origine per definizione trascende il nostro universo, cioè è non spaziale, non temporale e non materiale, visto che ha avuto il potere di creare tutto ciò che esiste, e che lo ha anche regolato in modo che i quark e gli atomi potessero essere stabili con valori molto precisi (senza i quali non sarebbe possibile alcuna evoluzione complessa), che le stelle potessero bruciare per 10 miliardi di anni e che si potesse sviluppare la vita complessa. Con questi importantissimi e semplicissimi risultati, la scienza ci fornisce l’esatta definizione di ciò che tutte le filosofie e tutte le religioni classiche indicano come Dio, cioè un essere trascendente, esterno all’universo, che lo ha creato affinché un giorno potessero emergere la vita complessa e gli esseri umani».
La domanda di fondo del libro è se si possa credere in Dio su una base puramente razionale. «Si può, assolutamente, e sempre di più. A impedire una risposta a questa domanda sarebbe la mancanza di conoscenza che oggi però a livello generale progredisce a rotta di collo grazie alla scienza, a Internet, agli scambi internazionali e ai mezzi di informazione. È un po’ come quando si alza la marea o si dirada la nebbia: la realtà sul campo appare a poco a poco e rivela un paesaggio inaspettato, che cambia tutto. Da soli sarebbe difficile arrivare a una conclusione, ma siamo come Newton che ripeteva: «Ho potuto andare più lontano perché ero appollaiato sulle spalle dei giganti che mi hanno preceduto». Vale anche per noi oggi, grazie agli studiosi, ai filosofi, ai santi e ora agli scienziati. Possiamo dire che non ci sono mai state tante prove dell’esistenza di Dio».
Tra i temi che il libro presenta come fondamentali c’è Gesù, risulta imprescindibile la domanda su chi possa essere stato. «Gesù – prosegue Bonnassies -, un semplice falegname venuto da Nazareth, che ha parlato per tre anni e poi è morto, ha lasciato un segno nell’umanità come nessun altro e ha spaccato la storia in due. Si tratta di una “anomalia” nella storia che è molto difficile da spiegare in modo naturale. Ma la scoperta di cause soprannaturali necessarie è un altro modo per dimostrare che non è possibile che non ci sia altro che l’universo materiale». In sintesi, possiamo dire che il libro mette in evidenza il modo in cui le più recenti conquiste scientifiche, in particolare nel campo della fisica, postulano l’esistenza di un Dio creatore. «Sì, però presentando in modo ben documentato i dodici dossier indipendenti. Vogliamo che i lettori si facciano un’idea propria. E questo senza nascondere, la nostra conclusione: il materialismo è diventato una credenza irrazionale. Non è più sostenibile».
Tornando alla citazione iniziale, che poi è la fine del libro, il volume si conclude con un passaggio del sermone di san Paolo all’Areopago di Atene: “Dio ha creato l’uomo perché lo cerchi”. Un invito che è alla base di tutto lo studio di Bolloré e Bonnassies. «Proprio così – concluse Bonnassies -! L’unico rischio è quello di perdersi. Cristo ha detto: “Chi cerca, trova” (Lc 11,10), ma se non si cerca bene, non ci si deve stupire se non si trova quello che cerchiamo. Il nostro libro offre un aggiornamento che permette a tutti di costruirsi una propria opinione informata».