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Epifania del Signore anno B. Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te

Fonte dell’articolo Arcidiocesi Bari Bitonto

Epifania del Signore anno B. Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te

Il Signore ci provoca ancora una volta a non metter alcuna barriera al suo modo di manifestarsi a tutto il mondo, a tutte le persone, di ogni razza, lingua, nazionalità, religione. Noi sappiamo che Dio si è rivelato pienamente ai cristiani in Gesù Cristo. Ma dobbiamo stare attenti a non cadere nella stessa trappola in cui sono caduti i contemporanei di Gesù, cosicché l’episodio raccontato oggi nel vangelo non avvenga di nuovo

Con la Festa dell’Epifania, della rivelazione di Gesù, entrano in campo persone non estranee al popolo ebraico, e siamo anche alla fine delle feste natalizie, lo sappiamo bene.

È interessante e molto importante notare il fatto che i suggerimenti delle letture di oggi sono le stesse del giorno di Natale: invito alla gioia perché Dio è con noi; invito a cercare Gesù partendo dai segni di Dio presenti nel mondo; invito alla speranza che viene dalla fede che anche a noi è stato rivelato “il mistero di Gesù. E anche se i suggerimenti sono gli stessi, tuttavia la provocazione è un po’ più profonda, l’orizzonte è un po’ più esteso.

Normalmente, noi siamo abituati a credere che Dio si rivela, si manifesta solo a quelle persone che corrispondono al nostro modo di pensare, a coloro che – secondo noi – fanno parte della famiglia di Dio: questa famiglia di Dio sarebbe composta solo da coloro che cercano di vivere la loro vita in funzione di Dio e delle sue leggi. Dicevo poc’anzi che l’Epifania riprende i suggerimenti che ci venivano fatti a Natale. Teniamo conto che anche allora i nostri schemi di pensiero erano distrutti davanti ad un Dio che si fa carne, anzi, accettava di essere abbandonato, non accolto dagli uomini. Oggi, questo Dio riceve la “conferma ufficiale” del rifiuto da parte delle autorità politiche e religiose del tempo le quali sapevano dove doveva nascere il Messia: il re si spaventa e insieme a lui tutta Gerusalemme. Perché? Lo attendevano tutti il Messia, Dio, e quando arriva si spaventano? Come mai? Sappiamo bene cosa è successo dopo che i Magi sono tornati. Strano è il fatto che anche con noi succede quasi la stessa cosa: cerchiamo Dio e quando egli ci si rivela (ed è cosa sicura che lui ci si rivela quando e come lui vuole, non quando o come lo vogliamo noi!) non lo fa come vogliamo noi, noi non abbiamo la capacità di lasciarci mettere in difficoltà dal suo modo di rivelarsi. Così, spesso, cerchiamo di eliminarlo con l’indifferenza oppure con la motivazione: “non è possibile che Dio si manifesti così!”.

In parole semplici: quante volte non diciamo nella preghiera, magari indirettamente: “Signore, mostrati come sei! Dimmi quello che vuoi da me! E poi magari, anche se non lo diciamo apertamente, tutti vorremmo che lui facesse come vogliamo noi, non come vuole lui.

Lo diciamo anche noi, magari inconsciamente: “Signore, non è possibile che tu manifesti la tua identità, la tua gloria anche attraverso la vita di quel peccatore, di quel pagano. Non mi conviene questa cosa, a me che mi sforzo di pregare, di frequentare la messa, di compiere la tua legge. Non così, Signore!”. E cosi limitiamo l’accesso di Dio nella nostra vita.

Ma il Signore ci provoca ancora una volta a non metter alcuna barriera al suo modo di manifestarsi a tutto il mondo, a tutte le persone, di ogni razza, lingua, nazionalità, religione. Noi sappiamo che Dio si è rivelato pienamente ai cristiani in Gesù Cristo. Ma dobbiamo stare attenti a non cadere nella stessa trappola in cui sono caduti i contemporanei di Gesù, cosicché l’episodio raccontato oggi nel vangelo non avvenga di nuovo.

L’Epifania ci ricorda che il Gesù respinto, non riconosciuto dai suoi (è venuto dai suoi, ma i suoi non lo hanno accolto) è stato non solo riconosciuto, ma addirittura ricercato con molta cura e molti sforzi da alcune persone che “guardavano le stelle”, che noi cristiani chiameremmo “pagani”. Dio usa ogni metodo per attirare le persone umane a se. I Magi, raggiunti la stalla di Betlemme, cadono in ginocchio davanti a Gesù: lo adorano. Questo gesto spiega il fatto che loro non sono più pagani, ma passano alla fede vera. E la Chiesa, a causa della loro perseveranza nel cercare Dio, li ha dichiarati santi. La santità non è una cosa riservata solo ad alcuni, è la chiamata ricevuta da tutti: se vogliamo raggiungere il paradiso vuol dire che vogliamo essere santi. I magi ci dicono oggi che il primo passo nel cammino di santità è il cercare Dio: dappertutto, sempre… anche nelle vicende, nelle persone, nei posti dove meno ci aspettiamo… anche nelle stalle della vita. Anche lì risuona il grido del profeta: Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te!

don Eduard Patrascu

© www.omelie.org

 

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