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il clima è impazzito, con i soldi delle armi creare un Fondo contro fame e povertà — Arcidiocesi Bari-Bitonto

Fonte dell’articolo Arcidiocesi Bari Bitonto

Occhi aperti verso il futuro della terra e della sua popolazione che vedono minacciata la loro stessa esistenza; orecchie tese per ascoltare il “grido” dei poveri, vittime e non responsabili della crisi climatica in atto; mani e braccia impegnate per contrastare quella “avidità senza limiti, che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato”; la mente libera da “tifoserie” tra catastrofisti e negazionisti e concentrata a elaborare progetti e iniziative che promuovano la “cultura della vita”. Come quella di un Fondo mondiale per eliminare la fame, costituito con il denaro impiegato per armi e spese militari. Papa Francesco non è presente fisicamente alla Cop28, ma il suo messaggio – di denuncia e di speranza – risuona efficacemente alla Expo City, dove gli oltre 190 capi di Stato e di governo sono riuniti nel terzo giorno di lavori.

L’ora è urgente

È il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, alla guida della delegazione della Santa Sede alla Conferenza Onu, a leggere le parole che Francesco – impossibilitato a viaggiare a causa della bronchite acuta che l’ha colpito la scorsa settimana – avrebbe voluto pronunciare nel consesso internazionale. Consesso che auspica possa essere “un punto di svolta”. Perché “l’ora è urgente”, afferma il Pontefice.

Il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza.

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Devastazione del Creato, offesa a Dio

Francesco si pone in prima linea insieme ai leader delle nazioni in questa sfida: “Sono con voi perché, ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo. Sono con voi perché la devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni”.

Multilateralismo

La via d’uscita è solo una: “La via dell’insieme, il multilateralismo”. Multilateralismo che va raffreddandosi mentre il pianeta si surriscalda. “È essenziale ricostruire la fiducia, fondamento del multilateralismo”, auspica il Papa, citando Giovanni Paolo II nel suo discorso all’Onu del 1995.  Ciò vale per la cura del creato così come per la pace.

“Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno!”, è l’amara constatazione del Papa.

Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune!

Un fondo per sradicare la fame

Il Papa allora richiama un altro Papa suo predecessore, Paolo VI, per rilanciare la proposta della Populorum Progressio: “Con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame”.

Per andare avanti serve “un cambiamento politico”, aggiunge Francesco. “Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, sono schemi del passato”, è il suo invito, “abbracciamo una visione alternativa, comune”, perché “non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali”.

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Lavorare per la vita, non per la morte

Al momento l’unico cambiamento a cui si assiste è quello climatico, rimarca il Papa. Esso è “un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana”. “Lavoriamo per una cultura della vita o della morte?”, domanda il Vescovo di Roma.

Scegliamo la vita, scegliamo il futuro! Ascoltiamo il gemere della terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l’orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Abbiamo una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato.

Sfruttamento, avidità, deliri di onnipotenza

Il Papa entra nei gangli della emergenza climatica in atto, parla quindi del “surriscaldamento del pianeta”, causato dei gas serra nell’atmosfera, provocato a sua volta dall’attività umana divenuta negli ultimi decenni “insostenibile per l’ecosistema”. Stigmatizza, il Pontefice, “l’ambizione di produrre e possedere” che si è trasformata in “ossessione”, in “avidità senza limiti”, “sfruttamento sfrenato”, “delirio di onnipotenza”. Il Papa esorta a superare le divisioni, primo ostacolo a questo percorso.

Un mondo tutto connesso, come quello odierno, non può essere scollegato in chi lo governa, con i negoziati internazionali che non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale.

“Assistiamo – sottolinea il Pontefice – a posizioni rigide se non inflessibili, che tendono a tutelare i ricavi propri e delle proprie aziende, talvolta giustificandosi in base a quanto fatto da altri in passato, con periodici rimpalli di responsabilità”.

Non scaricare la responsabilità su poveri e nascite

In tal senso, Jorge Mario Bergoglio si dice colpito dai tentativi di “scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite”. “Sono tabù da sfatare con fermezza”, afferma chiaramente.

Non è colpa dei poveri, perché la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale.

Le “popolazioni indigene” sono quindi delle “vittime” e tutto intorno ci sono deforestazione, fame, insicurezza idrica e alimentare, flussi migratori indotti. “Le nascite non sono un problema, ma una risorsa: non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni”, afferma Papa Francesco.

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Rimettere i debiti che pesano sui popoli

Chiede allora che “non venga penalizzato lo sviluppo di tanti Paesi, già gravati di onerosi debiti economici” e “si consideri piuttosto l’incidenza di poche nazioni, responsabili di un preoccupante debito ecologico nei confronti di tante altre”.

Sarebbe giusto individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano su diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi.

Rilanciare il cammino

L’augurio è, dunque, che il “cambio di passo” tanto predicato “non sia una parziale modifica della rotta, ma un modo nuovo di procedere insieme”. Se l’Accordo di Parigi ha segnato “un nuovo inizio”, bisogna ora “rilanciare il cammino”.

Questa Cop sia un punto di svolta: manifesti una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica

Andare avanti, non dietro

All’auspicio il Papa accompagna indicazioni pratiche per la sua concretizzazione: efficienza energetica; fonti rinnovabili; eliminazione dei combustibili fossili; educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi. “Per favore: andiamo avanti, non torniamo indietro”, chiosa. “È noto – aggiunge – che vari accordi e impegni assunti hanno avuto un basso livello di attuazione perché non si sono stabiliti adeguati meccanismi di controllo, di verifica periodica e di sanzione delle inadempienze”. Ma tanto è cambiato in questi anni e “qui si tratta di non rimandare più, di attuare, non solo di auspicare, il bene dei vostri figli, dei vostri cittadini, dei vostri Paesi, del nostro mondo”.

Siate voi gli artefici di una politica che dia risposte concrete e coese, dimostrando la nobiltà del ruolo che ricoprite, la dignità del servizio che svolgete.

Il potere per servire

A questo serve il potere: “A servire”. “E a nulla giova conservare oggi un’autorità che domani sarà ricordata per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario”, ammonisce Papa Francesco.

“La storia – assicura – ve ne sarà riconoscente. E anche le società nelle quali vivete, al cui interno vi è una nefasta divisione in ‘tifoserie’: tra catastrofisti e indifferenti, tra ambientalisti radicali e negazionisti climatici… È inutile – osserva – entrare negli schieramenti; in questo caso, come nella causa della pace, ciò non porta ad alcun rimedio”. Il rimedio è solo “la buona politica”.

Uscire dalla notte di guerre e devastazioni

Citando il santo Poverello che ne ha ispirato il nome e la missione, San Francesco d’Assisi autore del Cantico delle Creature, il Papa conclude il suo messaggio con la speranza che “il 2024 segni la svolta”.

Lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce.

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Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, sabato 2 dicembre 2023

 

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