Il grembiule del "servizio"
Fonte dell’articolo Arcidiocesi Bari Bitonto
Il grembiule del “servizio”
Carissimi,
i ragazzi del Fornelli, Carcere Minorile di Bari, continuano a stupirci! I loro vissuti, le loro storie sono le pagine più belle di un Vangelo incarnato nella vita e scritto con le lacrime e i sorrisi, gli errori e le attese, i desideri e le speranze che abitano nel cuore, le cicatrici e le ali che li rendono bellissimi nella loro imperfezione. La Quaresima, come ogni anno è vissuta in carcere come un tempo che aiuta a mettere a fuoco alcuni aspetti che possono aiutare i ragazzi a fare memoria di quanto il bene sia più forte del male. La creatività e l’entusiasmo di voler anche quest’anno partecipare “a modo nostro” alla Messa Crismale, ha preso forma in un laboratorio… è stata una vera sfida! E a noi le sfide piacciono! Da questa esperienza che ha posto al centro un gesto molto particolare come quello della lavanda dei piedi della messa “nella Cena del Signore”, è emerso che è Dio che ci cerca e ci ama così come siamo: con i nostri sbagli e i nostri limiti, che non si spaventa delle nostre debolezze e fragilità, ma vuole accompagnarci, vuole prenderci per mano perché la vita non sia tanto dura.
Alcune fasi del Laboratorio per la realizzazione del Grembiule del “Servizio”
Dopo il primo laboratorio “Il profumo dell’amore” e l’offerta delle essenze per il sacro crisma e il secondo dal titolo “Il pane del perdono” con la realizzazione artigianale delle ostie, quest’anno proponiamo “Il grembiule del servizio”. Amore, perdono e servizio: tre grandi dimensioni umane e spirituali che aiutano tutti a ritessere la trama sgranata della vita che anche quando devìa, può riprendere quota e tornare a pulsare ridisegnando nuovi orizzonti di giustizia e di comunione fraterna. Non c’è perdono senza amore, e non c’è amore autentico che non prenda la forma del servizio. Lasciarsi raggiungere dall’amore di Dio è l’inizio della vera conversione. Come i segni e i simboli nella liturgia sono evocativi, anche quelli posti in essere da questi ragazzi esprimono una tenace volontà di riscattarsi e cambiare vita. Se le parole fanno sempre a gara a chi arriva prima, sono sempre i gesti che tagliano il traguardo, perché le prediche più belle non si dicono con le parole ma con i gesti, con i fatti.
Vi raccontiamo l’opera-segno: un grembiule bianco sul quale abbiamo voluto dipingere la bellezza di una croce luminosa e un catino con l’acqua; la spiegazione più efficace arriva dalla voce di uno dei ristretti che dice così: “quella grande croce rossa è l’amore grande di Gesù che a noi ha dato tutto se stesso… più di così non ci poteva amare!!!, quel catino con l’acqua mi ricorda il gesto di Gesù quando durante l’Ultima Cena ha lavato i piedi dei discepoli; e le tre onde che formano il catino sono le parole di Gesù che dopo averci lavato i piedi ci ripete ti voglio bene”. E mentre sono lì sorridenti alle prese con colori e pennelli a dipingere tra stupore e meraviglia i loro primi grembiuli esclamano dicendo: “…però ragà, non stanno venendo perfetti, il colore in certi punti sta sbavando, ma ci piacciono lo stesso, perché ci assomigliano! Noi siamo belli perché imperfetti ma non per questo Dio ci allontana o non ci vuole bene”.
Alcune fasi del Laboratorio per la realizzazione del Grembiule del “Servizio”
Questi piccoli segni ci dimostrano che mettersi in gioco, vale più di tante parole. Dialogare con i ragazzi, ascoltare le loro storie, restituirgli la parola, la dignità e l’importanza che meritano come essere umani, farli sentire amati e benedetti e scoprire di essere abitati da un grande sogno che li rende liberi nel cuore è la nostra grande scommessa e promessa di poter dare fuori dal carcere una seconda possibilità per andare avanti, perché il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. Il carcere non serve per punire ma per rieducare; il carcere deve poter diventare quel luogo dove poter capire che con Dio le fragilità non sono ostacoli ma opportunità di cambiamento; si è sempre in tempo per non sprecare la vita, si può sbagliare ma si può cambiare; non esistono ragazzi buoni e cattivi perché “per Dio siamo più importanti di tutti i peccati che possiamo fare e gli errori che possiamo commettere” (Fiducia Supplicans 27). Dio non vede etichette o condanne, ma figli! Dalle ferite rinasce la speranza! Non importa dove siamo sprofondati, l’amore di Dio ci trova sempre, ci consola e ci salva la vita.
Ci ha accompagnati in questo percorso di riflessione il grande vescovo Tonino Bello e la sua interpretazione della sera del Giovedì Santo; dalla lettura dei suoi scritti i ragazzi hanno chiesto di voler realizzare per tutte le parrocchie della diocesi questo “segno del potere” perché si comprenda “il potere di questo segno”. “Servire gli altri? Ma io mi sono sempre fatto servire”; “ho comandato sempre e su tutti… io comandavo fuori di qua e tutti dovevano servirmi e portarmi rispetto”, “il più forte non si abbassa davanti a nessuno, non si sottomette mai”; “il più grande è chi si fa portare rispetto e non si fa togliere la dignità da nessuno”. Queste sono alcune delle tante eco del cuore che ho potuto raccogliere da molti di loro. In maniera sorprendente uno di loro un giorno in cappella mi confidò: “ha avuto coraggio Gesù! Lui si è abbassato fino a toccare le parti più sporche di noi;…voglio tornare ad amare… voglio prendermi cura della mia vita e di quella degli altri per rimettermi in piedi…; non devo aver paura di abbassarmi, di scendere in basso perché lì trovo sempre qualcuno da servire e da aiutare con un sorriso buono; lavarsi i piedi è aiutarsi a vicenda; se fai così vivi meglio, vivi da Dio”. Una chiesa sinodale è una “chiesa del grembiule” (T. Bello) che si mette al servizio di tutti, perché si fida di tutti.
Alcune fasi del Laboratorio per la realizzazione del Grembiule del “Servizio”
Cari amici, il carcere è una vera periferia esistenziale, frontiera della diversità….È da qui che dobbiamo ripartire perché il Vangelo sia vissuto sine glossa e la speranza non sia seppellita tra le sbarre. Umanizziamo le carceri, umanizzando le pene. Creiamo sensibilità, formiamo le coscienze e le nostre comunità al perdono, per sviluppare la cultura del dono, la grammatica dell’amore e l’alfabeto della solidarietà. Siamo tutti responsabili del futuro di queste persone.
Questo progetto dei grembiuli è una provocazione per risvegliare le coscienze di quanti pensano che dagli “avanzi di galera” non potrà mai uscire nulla di buono! Che questo segno sia la voce della speranza rivolta a tutte le comunità ecclesiali e civili per non dimenticare che anche nelle carceri c’è una umanità viva da valorizzare e recuperare bisognosa di pace e tenerezza. A partire da questo piccolo segno desideriamo riscoprirci chiesa in cammino nel servizio e nella carità per essere testimoni credenti e credibili del Vangelo e della Misericordia di Dio.
E’ il nostro augurio Pasquale per tutti!
Don Evan e i ragazzi dell’Ipm di Bari